Carissimi fratelli e sorelle, buon Natale e sereno Anno nuovo. Quello che si apre il 1° gennaio sarà un Anno straordinario per la nostra Comunità: festeggeremo, infatti le nozze d’oro, i 50 di fondazione della Parrocchia e i 30 della dedicazione della Chiesa. Ecco perché ho voluto riprodurre l’immagine di copertina di Impegno Comunitario del Natale ‘89, bollettino che don Mario mensilmente redigeva e che ci ha aiutato a ricostruire la storia di Frescada dalla nascita ad oggi. Domenica 29 marzo prossimo, quando il nuovo Vescovo di Treviso, Michele Tomasi, verrà tra noi, sarà disponibile anche il volume Frescada. Storia di una parrocchia e della sua Chiesa,che raccoglie la preziosa eredità che abbiamo ricevuto.
Ricordare e fare memoria ci spinge, però, a guardare al futuro con speranza e a chiederci in che modo il Signore Gesù, “il Salvatore che oggi ci è nato”, ci chiama ad essere suoi discepoli. E allora, come vivere il prossimo tempo del Natale e come affrontare il nuovo anno che ci è donato?
Senza paura di sognare, innanzitutto. San Matteo nei primi due capitoli ci parla di San Giuseppe e di quello che compie con Maria e Gesù, attraverso quattro sogni. Essi riassumono ciò che anche noi cerchiamo per essere felici: gli affetti, una terra, una casa, lo stare bene superando ciò che minaccia la vita. Papa Francesco, alla GMG di Cracovia, ci ha chiesto: «Ma voi siete capaci di sognare?» e poi ci ha spiegato fin dove possono spingerci i sogni: «E quando il cuore è aperto e capace di sognare c’è posto per la misericordia, c’è posto per carezzare quelli che soffrono, c’è posto per mettersi accanto a quelli che non hanno pace nel cuore o mancano del necessario per vivere, o mancano della cosa più bella: la fede».
In secondo luogo, lasciandoci abitare dalla fretta con cui Maria e prima di lei i pastori, si muovono nel presepe. Non si tratta di una velocità cronologica, quanto piuttosto del prendersi cura di qualcosa o di qualcuno, senza perdere tempo in cose di poco conto. È la velocità di chi si sente amato e perciò ama il prossimo, di comunicare e annunciare la gioia del cuore per rendere felici anche gli altri. Non è la fretta dell’affanno, ma dell’incontro con Dio e con i fratelli.
Io penso che don Mario Gardin e chi l’ha aiutato a costruire prima la parrocchia e poi la chiesa, non abbia avuto paura di sognare e si sia mosso in fretta! È quanto chiedo al Bambino di Betlemme e alla Sacra famiglia per me, per la nostra Comunità e per le nostre Famiglie, ricordando soprattutto quelle che stanno attraversando tempi di fatica.
Buon Natale di cuore a ciascuno di Voi e Auguri alla nostra Comunità. d. Federico